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Il Casino dell'Aurora Pallavicini

 
 

 

 

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Mostra:
"Mostra di Paul Klee"
18 dicembre 1979 - 18 gennaio 1980
 »  Anniversari
Una scienza dei minimi segni
di Maurizio Fagiolo. "Il Messaggero"
  Cento anni fa nasceva Paul Klee, uno dei massimi pittori del secolo. Roma celebra la ricorrenza con una vasta rassegna di opere e di testimonianze.

La mostra
Il 18 dicembre 1879, nasceva, a Berna, Paul Klee. Roma ne celebra il centenario con una mostra che si inaugurerà, appunto, martedi 18 dicembre, nel Casino dell'Aurora di Guido Reni al Palazzo Pallavicini.

Non è facile districarsi tra una produzione come questa di Klee. Si tratta, come ricorda Carmine Benincasa (curatore della mostra), di attraversare il labirinto di oltre novemila opere, tra fogli colorati e dipinti, disegni e circa sessanta pezzi tra teatrini, marionette, maschere, bassorilievi. Se si considera, inoltre, che proprio in questi giorni sono state inaugurate, a Monaco ed a Stoccarda, altre due importanti rassegne dedicate al grande artista svizzero, si avrà subìto un panorama delle difficoltà organizzative e degli sforzi compiuti per portare a termine l'impresa.

L'edizione romana - che si avvale della collaborazione di Felix Klee, figlio dell'artista, e di quella di Bruno Zevi per la consulenza critica all'allestimento, e di quella di Francesco Capolei per il progetto e la realizzazione ambientale - a suo modo dá una visione abbastanza panoramica dell'opera di Klee, attraverso ventuno oli che vanno dal '27 al '40 (anno della sua morte), quarantasette acquarelli (dal '10 al '40) e quarantasei disegni. Ed anche se l'andamento espositivo privilegia, in pratica, gli ultimi anni della sua produzione, l'inquadrantento generale non disdegna alcune considerazioni d'ordine storico, soprattutto se si puntualizza la contestuale presenza, nella mostra, di un gruppo di opere provenienti dalla collezione personale di Klee, con titoli che vanno da Kandinskij a Feininger, a Schlemmer.

La sostanza del discorso di Klee, non concede molto ai cosiddetti «periodi». Il riserbo sentimentale e l'adesione preoccupata al quotidiano, sono due costanti con le quali sarà necessario fare i conti nel momento in cui ci si accosta alla sua opera, tenendo presente quella disponibilità emozionale da lui continuamente invocata. E se è vero che la poetica di Klee è quella di rendere visibile l'invisibile, è altrettanto vero che questa allusione all'invisibile, questa rimozione dell'oggettività in favore della metafora, è pur sempre da un rapporto con le cose che parte, affidandosi a quel tempo di comunicazione che egli stabilisce con le cose stesse, proponendole filtrate attraverso lo schermo della memoria. Una volta accettato ciò, il visitatore di questa mostra forse potrà trovare una possibile chiave di lettura.

C'è un sottile filo, in fondo, che lega tutta l'opera di Klee: la favola nordica che, via via, vive gli entusiasmi ed i cupi trasalimenti. Per cui, quello che può essere il racconto gioioso del suo «Un volto anche nel corpo», ecco che si ribalta nella solenne luminosità del «Ritratto di Gaia», dove la linea si fa ben definita, sviluppata su una modulazione cadenzata che alla costante musicale si richiama, ed il segno che, nello «Stagno nel parco», quasi a recuperare una perduta ingenuità, conduce avanti un gioco da bambini, nel «Luogo dell'incendio» (del '39) si traduce in una scrittura che racconta lentamente, nel timore di scoprire il vero significato di quello che poi sarà il grande incendio dell'Europa.

È l'imagerie, insomma, che torna in termini di psicologia legata a qualcosa che è stata e finisce qualcosa che è ironia e nostalgia, sorriso e timore della morte. La cattura del tempo diventa, così, il problema di Paul Klee: quel desiderio di essere primitivo per fuggire la contaminazione del contingente: quel desiderio indotto di una realtà sognata che, poi, nel «processo del pensiero per immagini» alla fine si risolve.

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di Francesco Vincitorio. "La Stampa"









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