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Casino dell'Aurora Pallavicini versione italiana versione inglese

'L'Aurora' di Guido Reni, 1613-1614

 
 

 

 

interni ed esterni 
ubicazione 


dati congressuali 
ed eventi ospitabili 
allestimenti 










  la Collezione  ·  la Facciata  
l tronco di un albero può essere un ottimo sostegno, per rimanere a guardare per aria e osservare con attenzione i rilievi marmorei inseriti sulla facciata del Casino.

La loggia del Casino dell'Aurora
La loggia del Casino dell'Aurora
È la caratteristica di questo luogo, così singolare e lontano dal mondo: i suoi segreti di straordinaria bellezza si rivelano soltanto a chi ha la costanza di cercare. I rilievi provengono da lastre di sarcofagi romani del IIº e IIIº secolo d.C..


Il tema comune dell'«amore-morte»
Quasi tutti i rilievi che adornano la facciata del Casino raccontano storie di antiche mitologie, provenienti soprattutto dalla Grecia e dalle isole dell'Egeo, successivamente recuperate e rivisitate da poeti e scrittori alessandrini. Questi contribuirono a diffonderne la conoscenza, ed offrirono numerosi motivi d'ispirazione agli scultori del loro tempo e di epoche successive. Nel IIº secolo prevalgono i motivi mitologici, nel IIIº secolo gli argomenti sono apparentemente più realistici, ma nascondono valori simbolici più intimi ed interiorizzati. L'arte funeraria, in particolare, si rifaceva a quei miti che sollecitavano la speranza di una vita oltre la morte, attraverso la ricerca dell'immortalità, o attraverso un ciclico ritorno nel tempo.
Nei sarcofagi dell'Aurora, colpisce l'unità tematica che accomuna numerosi rilievi, ovvero il motivo "amore-morte": nei miti qui proposti, è proprio l'amore che cerca una strada per l'immortalità.

Particolare de 'La caccia al leone' 250 d.C.
Particolare de
"La caccia al leone" - 250 d.C.

Sopra le due finestre, sulla sinistra del prospetto del Casino, si trova un grande rilievo che rappresenta una scena di caccia al leone. Il rilievo proviene da un sarcofago del 250 d.C., ed è forse il più grande fino ad ora conosciuto.
Esso rappresenta un generale romano scortato da un ufficiale che combatte contro un leone. Il personaggio sta per intraprendere il viaggio nell'Oltretomba. Nel rilievo appare anche la Virtus, i valori simbolici infatti sono il superamento della morte attraverso la virtù e il coraggio e la la nobiltà d'animo del cavaliere.

Un gruppo di sarcofagi rappresenta scene tratte dal ciclo dionisiaco. In uno dei rilievi (210 d.C.) è raffigurato l'incontro di Dioniso e Arianna. Arianna, abbandonata da Teseo nell'isola di Nasso, è immersa nel sonno: da sinistra si avvicina Dioniso, in piedi su di un carro tirato da un centauro. Dioniso consolerà Arianna e ne farà la sua sposa, come dono di nozze le offrirà una corona d'oro, che gli dei convertiranno in una corona di stelle. Al mito veniva attribuito un particolare significato funebre. Tale significato è da ricercare nell'alteranza fra disperazione e abbandono, che trovano un'immagine sintetica nel sonno di Arianna, ed il senso di gioia e di festa che il dio porta con sé.

Un altro rilievo (200-210 d.C.) raffigura Dioniso accompagnato da satiri, menadi, esseri fantastici come i centauri, metà uomini e metà cavalli, che da sempre rappresentano il difficile equilibrio fra istinto e pensiero. Tutto il corteo procede da destra verso sinistra, ma gli sguardi di tutti, compreso quello di Dioniso, sono rivolti all'indietro, e si concentrano su di una figura maschile, alla quale vengono offerte libagioni. È probabilmente l'immagine del defunto. Tutta la scena ha un andamento di perfetta armonia, e l'atmosfera è quella di un sereno superamento delle angustie della vita quotidiana.

Il sarcofago più importante di questo gruppo è forse quello che rappresenta il trionfo di Dioniso (190-200 d.C.). Il dio ha attraversato il mondo per farsi conoscere e venerare dagli uomini. Ha raggiunto l'India, e di là si dirige verso la Grecia, accompagnato in trionfo dal suo corteo, su cammelli ed elefanti. Il soggiorno terrestre del dio si concluderà con la sua ascensione all'Olimpo. Per il defunto, mettersi sotto la protezione di Dioniso ed inserirsi nella sua scorta, significa prender parte alla festa trionfale del nume e in qualche modo dividerne l'immortalità.

Endimione e la Luna 140-150 d.C.
Endimione e la Luna
140-150 d.C.

Particolarmente affascinante è il mito di Endimione. Esistono almeno tre versioni della leggenda greca. Endimione è un giovane pastore di straordinaria bellezza, e Selene, la Luna, ne è profondamente innamorata. Un'altra versione racconta che Endimione ottiene da Zeus di stabilire lui stesso il momento della sua morte. E ancora ottiene di poter domandare a Zeus il sonno eterno, che gli garantisca l'immortalità e la giovinezza. Sulla facciata dell'Aurora, il mito è raffigurato su tre diversi rilievi del IIº secolo, che sembrano accreditare la prima versione. Il giovane giace con un braccio alzato sulla testa, posizione che indica il sonno. Uno dei rilievi affascina per la grazia e per il ritmo sospeso e drammatico: l'abbandono del giovane in un sonno perenne con gli occhi chiusi in un sonno profondo.

Il ratto di Persefone 160 d.C.
Il ratto di Persefone
160 d.C.

Il mito di Persefone indica invece la speranza di un eterno rinnovamento. Ancora una volta è l'amore che crea la dialettica, Persefone è stata rapita dal dio degli Inferi e la madre Demetra la cerca ovunque, disperata. Sulla terra la natura è come addormentata, perchè Demetra ha perso sua figlia. Ma l'armonia torna quando la dea ottiene da Zeus che per sei mesi l'anno Persefone torni sulla terra. Alle due estremità il sarcofago è completato dai suoi stessi rilievi laterali, che rappresentano i poli opposti della vicenda: a sinistra Persefone e a destra appare accanto alla divinità come un'entità velata. Le figure che narrano la storia sono quasi tutte ritratte di profilo.

Due sarcofagi rappresentano il mito di Adone (160-170 d.C.), il giovane amato da Afrodite che muore nel combattimento con un cinghiale. Venere, desolata per la perdita dell'amato, scende nell'Oltretomba, e ottiene che Adone possa tornare sulla terra per due terzi dell'anno. Ancora una volta l'amore vince sulla morte e l'osservazione del ciclico rinnovamento della natura stempera la drammaticità dell'evento individuale, per ricondurlo all'armonia che pervade il cosmo.
Il mito di Adone e quello di Meleagro sono gli unici a sopravvivere sui sarcofagi del IIIº secolo d.C. forse per la loro affinità con il soggetto della caccia, un tema realistico simbolico particolarmente diffuso in quel periodo.

Il tema dell'amore-morte torna anche in un'amazzonomachia del 230 d.C.. Al centro del rilievo si vedono Achille e Pentesilea. Pentesilea è la regina delle Amazzoni, che aiuta Priamo, re di Troia, nella guerra contro i Greci. Achille la ferisce a morte in battaglia, ma nello stesso istante si innamora di lei. Nelle botteghe dei marmisti romani, spesso l'artigiano lasciava appena abbozzate le teste dei protagonisti della storia, per poi dar loro le sembianze della persona defunta. I volti di Achille e Pentesilea sono stati portati a termine da uno scultore barocco, il quale ha oltrepassato la tradizione, attribuendo ad Achille un bel paio di baffi.

Infine due sarcofagi del IIIº secolo, che per i motivi già citati si distaccano dai consueti soggetti mitologici del secolo precedente.

Uno dei due (260 d.C.) rappresenta la defunta, donna di grandi qualità e virtù inserita nel cerchio delle nove Muse, nel posto generalmente occupato da Apollo, accanto ad Atena, dea della sapienza. Il passare del tempo sembra aver aggiunto una nota umoristica all'insieme, che fa quasi pensare ad un gruppo di famiglia, in posa per l'immortalità.









 la Facciata

 le Statue

 gli Affreschi

 la Quadreria





   
   
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