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» Endimione e la Luna 140-150 d.C.
Il mito di Endimione è un soggetto molto ricorrente nell'arte funeraria. Esistono almeno tre versioni della leggenda greca, tutte e tre teneramente struggenti. Endimione è un giovane pastore di straordinaria bellezza, e Selene, la Luna, ne è profondamente innamorata. La dea scende sul monte Latmo, in Caria, per contemplare il giovane dormiente, e gli dona un sonno eterno, per tornare a baciarlo furtivamente. Un'altra versione racconta che Endimione, ricevuto da Zeus, ottiene di stabilire lui stesso il momento della sua morte. E ancora, per intercessione di Selene, ottiene di poter domandare a Zeus ciò che più desidera: Endimione chiede un sonno eterno, che gli garantisca l'immortalità e la giovinezza. Sulla facciata dell'Aurora, il mito è raffigurato su tre diversi rilievi del IIº secolo, che sembrano accreditare la prima versione. Il giovane giace con un braccio alzato sulla testa, una posizione che nell'arte funeraria romana indica il sonno. Su due dei sarcofagi la Luna procede da destra verso sinistra; scende, leggera e furtiva, dal suo carro, e si avvicina al giovane per contemplarlo nel sonno. Uno dei rilievi, in particolare, (140-150 d.C.) affascina per la grazia e la morbidezza del modellato, per il ritmo sospeso e drammatico con cui si snoda l'immagine; l'abbandono del giovane in un sonno perenne, appena mosso da un respiro leggero; presenze alate mute ed intense; il passo leggero della Luna innamorata; il fremito dei cavalli al termine della corsa; le fiaccole rivolte a terra. Tutta la tensione è concentrata sul volto del giovane, di straordinaria bellezza: gli occhi sono chiusi in un sonno profondo, la bocca è appena socchiusa, i capelli mossi e leggermente scomposti aggiungono una nota di drammaticità alla sua figura. Il lirismo della rappresentazione è turbato da una sensazione sottile di angoscia; il sonno indica uno stato di sospensione non risolta; è come una prigione, è il prezzo da pagare in cambio dell'immortalità e dell'eterna giovinezza, È un soggetto funebre che tradisce la disperazione di chi ha perso il giovane sposo, o il figlio adolescente, e non sa dare una risposta al doloroso distacco.
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