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Casino dell'Aurora Pallavicini versione italiana versione inglese

'L'Aurora' di Guido Reni, 1613-1614

 
 

 

 

interni ed esterni 
ubicazione 


dati congressuali 
ed eventi ospitabili 
allestimenti 










a concezione di questo prezioso complesso del primo Barocco è stata attribuita a vari architetti, ed in particolare a Carlo Maderno.
Pianta dell'intero complesso, come si presentava nel 161
Pianta dell'intero complesso,
come si presentava nel 1615

Tuttavia, attraverso le ricerche condotte da Johannes Mandi sui documenti dell'Archivio Borghese, è ormai possibile provare con certezza che l'ideazione del giardino sopraelevato, della fontana a semicerchio e del Casino, che ne definiscono i lati opposti, è senz'altro di "Gio van Zants", ovvero Giovanni Vasanzio, ebanista fiammingo, il quale, giunto a Roma, cominciò a praticare l'architettura come aiutante di Flaminio Ponzio. Vasanzio faceva parte della cerchia di artisti che sotto il pontificato di Paolo Vº (1605-1621) prestarono la loro opera presso la corte Pontificia. Alla morte di Flaminio Ponzio, avvenuta nel 1613, Vasanzio eredita il titolo di "Architetto dei Papa", e prosegue nell'opera di progettazione e realizzazione del Palazzo Borghese a Monte Cavallo, iniziata con il suo maestro.

Le connessioni esistenti fra il corpo principale dei palazzo ed il giardino dell'Aurora hanno dato maggior fondatezza ad un'ipotesi già precedentemente formulata: ovvero, che già nel progetto originario fosse previsto il collegamento del giardino con le grandi sale poste al piano nobile dei palazzo. L'ipotesi sembra ricevere un'ulteriore conferma dai dati ricavati dall'Archivio Borghese: la costruzione del terrapieno artificiale sul quale sorge il giardino, infatti, è contemporanea alla costruzione dell'ala più antica del palazzo; la quota del terrapieno, inoltre, si trova in corrispondenza del piano nobile, dove è situata la "sala del trono".

L'esterno del Casino visto dalla Piazza del Quirinale
L'esterno del Casino
visto dalla Piazza del Quirinale

Il Casino dell'Aurora è un edificio organizzato su due piani, visibili dal prospetto esterno che si affaccia su via Ventiquattro Maggio, mentre sul lato opposto, quello che dá sul giardino, il piano inferiore risulta interrato, proprio per il dislivello esistente fra il giardino e la strada.

Su entrambi i livelli, il padiglione è formato da un ambiente centrale affiancato da due ambienti minori che danno all'edificio una conformazione a C. Lo schema è quello della villa, del casino di caccia, che dalla fine del '400, dal Belvedere di Innocenzo VIIIº in poi, sembra caratterizzare la struttura del palazzo sub-urbano.

La duplice rampa d'accesso al giardino dell'Aurora, concepita e realizzata dal Vasanzio
La duplice rampa d'accesso
al giardino dell'Aurora, concepita
e realizzata dal Vasanzio.

Il prospetto che dà sul giardino corrisponde agli ambienti fuori terra, ovvero al secondo piano dell'edificio destinato alla rappresentanza. La destinazione del Casino risulta anche da una descrizione ricavata dall'Archivio Borghese, che si riferisce al tempo in cui il palazzo apparteneva al duca Altemps:
"... In testa ha una Loggia che risponde in detta Piazza, ornata di Colonne di mischio, con pitture dei più eccellenti Pittori che vivono, con due gran stantioni di quà, et di là per ogni banchetto da farsi l'estate".

Il prospetto sul giardino è perciò una composizione ad un piano, sormontato da un attico, diversamente caratterizzata nelle sue tre parti. I due avancorpi laterali sono definiti, alle estremità da bugnati in stucco, sono caratterizzati da una parete piena, sulla quale si aprono due finestre, delimitate da mostre in travertino, notevolmente elaborate. Su ciascuna parete, le finestre sono sormontate da un grande pannello scultoreo i due pannelli sono ricavati da pregevoli sarcofagi romani, e sono affiancati da nicchie ovoidali, dalle quali si affacciano busti marmorei di diversa fattura.

Particolare delle vetrate visto dall'esterno
Particolare delle vetrate
visto dall'esterno

Nella parte superiore il prospetto è concluso da un cornicione, sorretto da mensole, che in corrispondenza del corpo centrale dell'edificio, viene ad assumere una diversa funzione, si trasforma infatti nella cornice, che con il fregio e l'architrave sottostanti, forma la trabeazione dell'ordine architettonico su paraste, ovvero l'ordine principale che determina l'intera composizione della loggia. Le quattro paraste, che scandiscono i tre vuoti della loggia, poggiano ognuna su di un piedistallo. Su questa trama d'insieme, s'inserisce un nuovo, raffinato elemento. Con l'ordine su paraste s'intreccia infatti una grande "serliana", su colonne libere, che definisce i vuoti dei prospetto, arcuato quello centrale, architravati i due laterali La stessa definizione dello spazio si ritrova all'interno dei padiglione, sulla parete opposta a quella d'entrata.

Il complesso ed elegante reticolo architettonico evidenza i canoni stilistici propri del Vasanzio, che mostrano comunque una diretta derivazione da Flaminio Ponzio. L'architetto fiammingo stabilisce con grande maestria, un perfetto equilibrio fra l'orditura architettonica e gli elementi decorativi, che culminano in una ricca e preziosa scelta di marmi antichi, che soprattutto nell'attico richiamano e sottolineano l'organizzazione dell'intero prospetto.








 la Facciata

 le Statue

 gli Affreschi

 la Quadreria





   
   
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